Il quadro clinico della vaginosi batterica descritto nel precedente articolo, impone delle considerazioni più complesse, soprattutto alla luce delle seguenti osservazioni:
- le culture evidenziano molti germi contemporaneamente in vagina;
- non ci sono segni vaginali di flogosi, a meno che non si sia sovrapposta una altra infezione;
- la recidiva è molto frequente in questa condizione clinica.
La salute, secondo la concezione omotossicologica, è caratterizzata da un equilibrio tra le tossine prodotte e/o incamerate e le tossine eliminate mediante i quattro organi emuntori primari (cute, intestino, reni, polmoni). Se c’è un eccesso di produzione e/o un deficit emuntoriale l’organismo tende a stoccare‚ le tossine, forzando l’omeostasi e, oltre un certo limite, spingendo l’organismo verso la malattia.
Quindi, di fronte a questa situazione clinica, il corpo umano, che sceglie sempre il male minore, apre delle porte accessorie per drenare le tossine; le vie aperte potrebbero qualunque mucosa. Se qualche mucosa presenta una meiopragia (debolezza) si può scatenare una vera patologia flogistica: cistiti, sinusiti, bronchiti, dermatiti, faringiti.
Nella donna la mucosa che più spesso viene scelta è quella vaginale e possiamo considerarlo un male minore; ai fluidi di drenaggio, si sovrappone sempre una popolazione di germi anaerobi (parassiti) che causa il cattivo odore.
Questa mia interpretazione è avvalorata dalle riflessioni precedenti e da una attento e non miope controllo clinico della paziente nel tempo. Se dopo la terapia locale, infatti, nel giro di 3-4 mesi non recidiva la vaginosi batterica, spesso compariranno sintomi irritativi in altre mucose (migrazione della flogosi).
Concludendo, la terapia della vaginosi batterica, deve sempre prevedere, accanto alla terapia topica allopatica (spesso necessaria per il disconfort socio-sessuale) una terapia di drenaggio di tutto l’organismo; in questo modo non eviteremo la recidiva. Tali terapie per la vaginosi batterica sono applicate dal mio studio di ginecologia a Roma.